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sabato 3 gennaio 2015

IL Sacro E La #DIMENSIONE Sacrale


Sacro è parola indoeuropea che significa “separato”. La sacralità, quindi, non è una condizione spirituale o morale, ma una qualità che inerisce a ciò che ha relazione e contatto con potenze che l’uomo, non potendo dominare, avverte come superiori a sé, e come tali attribuibili a una dimensione, in seguito denominata “divina”, pensata comunque come “separata” e “altra” rispetto al mondo umano. Dal sacro l’uomo tende a tenersi lontano, come sempre accade di fronte a ciò che si teme, e al tempo stesso ne è attratto come lo si può essere nei confronti dell’origine da cui un giorno ci si è emancipati. Questo rapporto ambivalente è l’essenza di ogni religione che come vuole la parola, recinge, tenendola in sé raccolta (re-legere), l’area del sacro, in modo da garantirne ad un tempo la separazione e ilcontatto, che restano comunque regolate da pratiche rituali capaci da un lato di evitare l’espansione incontrollata del sacro e dall’altro la sua inaccessibilità. Sembra che tutto ciò sia stato presentito dall’umanità prima di temere o invocare qualsiasi divinità. Dio, infatti, nella religione, è arrivato con molto ritardo
(Umberto Galimberti, Orme del Sacro)

mercoledì 11 giugno 2014

Il Faraone Akhenaton e La nascita del "Monoteismo"


Verso la metà del XIV secolo a.C.  il faraone Amenhotep IV decise di radicalizzare lo scontro con la potente casta sacerdotale del Dio Amon. Già i suoi predecessori Thutmose IV e Amenhotep III, rispettivamente nonno e padre, avevano cercato di arginare l’influenza ingombrante dei sacerdoti.

Amenhotep IV non andò tanto per il sottile: recuperò una divinità secondaria solare risalente al periodo delle Grandi Piramidi, Aton (il disco solare), e ne fece progressivamente una divinità sempre più centrale del Pantheon egizio, fino a farne un culto monoteistico, del quale il faraone era unico tramite per il popolo. Per caricare di peso simbolico questa sua riforma religiosa, il faraone iniziò la costruzione di edifici sacri ad Aton, cambiò il suo nome in Akhenaton, rimodellò i nomi della famiglia reale e della corte, compreso quello della moglie, Nefertiti, e portò la capitale del regno da Tebe a una città edificata appositamente, Akhetaton (l’orizzonte di Aton). Infine, iniziò a requisire l’enorme patrimonio dei sacerdoti di Amon e lo fece confluire nel tesoro di Aton. Per popolarizzare la sua riforma, Akhenaton si rivolse in particolare all’arte, inaugurando uno stile del tutto inedito, realistico, in cui lo stesso faraone veniva ritratto in modi non più ieratici e ideali, ma accentuandone atteggiamenti sgraziati e difetti fisici.

Ma il nuovo culto non fece breccia nel popolo, nonostante il notevole dispiegamento propagandistico, e i sacerdoti di Amon continuarono e rafforzarono la loro influenza, relegando il nuovo culto alla corte e alla popolazione di Akhetaton. Così, alla sua morte, seguirono periodi di torbidi e congiure, fino a quando, probabilmente in una di queste, non venne ucciso il figlio di Akhenaton, il faraone bambino Tutankamon e i sacerdoti ripresero il controllo su tutto l’Egitto, cercando di cancellare ogni memoria di Akhenaton e del suo Dio.

Con ogni probabilità, tra i seguaci di Aton c’erano gli Habiru, una minoranza etnica da molti identificata con gli ebrei, che entrò in Egitto al seguito degli invasori Hyksos, circa quattro secoli prima. Gli Hyksos erano un popolo meticcio, con un’aristocrazia indoeuropea e una base popolare prevalentemente semitica, che avevano sottomesso l’Egitto per circa due secoli, grazie al rivoluzionario utilizzo del carro da guerra trainato dai cavalli. Ora, buona parte degli studiosi converge sul fatto che Mosè, uomo della corte di Akhenaton, visto il clima di restaurazione violenta, si sia messo a capo degli Habiru e li abbia guidati nell’esodo. A confortare questa teoria, c’è la corrispondenza pressochè totale tra l’inno ad Aton (da diversi studiosi ritenuto di mano dello stesso faraone eretico) e il salmo 104 della Bibbia.

venerdì 30 maggio 2014

Conosci Te stesso e conoscerai .... l’universo ! “



La frase “Conosci te stesso” (Gnovqi seautovn), di solito attribuito a Socrate, è in realtà una replica di una famosa iscrizione sul frontespizio del tempio dell’oracolo di Delfi: 
“ Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo ! “ 

L’antica concezione greca era che l’uomo è un microcosmo, un immagine fedele e  precisa del macrocosmo o universo e così il detto Delphico  di, conosci tè stesso è concordemente in linea con questo modo di pensare, se  riesci ad auto-conoscerti allora avrai accesso ai misteri dell’universo, con più la conoscenza di sé è sviluppata, tanto più la comprensione del mistero dell’esistenza e della conoscenza del cosmo era più vicina alla comprensioneLe moderne teorie scientifiche cercano di spiegare la nascita dell’universo, la sua espansione, le dimensioni finite o infinite.

La relatività considera  lo spazio sia  finito o infinito, in funzione della sua estensione e dimensione. Conosci te stesso è il primo requisito che ci costringe a ragionare; è il fondamento del sapere ed è fonte di saggezza. Chi non conosce i propri difetti, non può migliorare, chi non conosce i propri obbiettivi, non ha nemmeno voglia di realizzarli, chi non sa che cosa gli manca, non  può pensare di ottenerlo. La conoscenza del problema in sé non è una cosa facile da risolvere, la maggior parte dei nostri simili o lo sopravvaluta, o sottovaluta. E’ di fondamentale importanza di valutare esattamente l’auto-conoscenza di sé, cosi come siamo nella realtà, in base ai pregi e difetti, per  decidere di adottare un comportamento adeguato su di noi ma anche nella famiglia e nella società.
Se gestiamo la nostra conoscenza di sé, di auto-controllo, di auto-perfezionismo continuo, sarà più  facile la distinzione tra apparenza e realtà, tra verità e menzogna, tra possibile e impossibile.
A prima vista, potrebbe sembrare che i nostri sentimenti sono evidenti, se però ci concentriamo con più attenzione percepiamo  che siamo andati oltre il vero sentire legato a un determinato sentimento oppure che siamo in ritardo nella reazione in relazione a questo sentimento. Il monito di Socrate “conosci te stesso!” si riferisce in particolare a ciò che è essenziale dell’intelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti quando si presentano. 
Le persone esprimono le loro emozioni in modo diverso, nel senso di evidenziare (incapacità di controllo) o di possesso (controllo emotivo). Sia il controllo emotivo, come l'incapacità di raggiungerlo, sono direttamente dipendenti dalla intensità dello stimolo dei generatori di emozione e dei limiti situati  all'interno della soglia di un equilibrio emotivo.

   1.Autocoscenza
   2.Chiudersi in sè stessi
   3.Accettazione


Socrate propone un ritorno alla umana conoscenza di sé stessi, considerando che tutti abbiano la possibilità di conoscere la verità quando la verità riesce a far ricordare che egli è nato, da questo punto di vista, il filosofo ateniese attribuisce a se stesso rispetto ai suoi discepoli il ruolo di levatrice che aiuta la nascita spirituale del (discepolo) nuovo discepolo.

Cosa significa la conoscenza di sé? Possiamo imparare a conoscere noi stessi? Le scienze psicologiche moderne, in particolare la psicoanalisi, ci mostra quanto è sconosciuto il subcosciente e quali potenti risorse esistono nelle strutture più profonde della psiche umana. L’affermazione più eloquente è di Giovanni Papini: “Non non sò quante persone conoscono il maledetto dolore di non ritrovare sé stessi come faccio cononoscere mè stesso quando non sono in grado di ritrovami! “ 
 Il problema è in definitiva più complesso di quanto sembri a prima vista, si potrebbe pensare che è molto facile ottenere la conoscenza, soprattutto perché sei l’oggetto della tua soggettività. Cosa succede quando pensi di conoscere tè stesso, senza una spiegazione su ciò che ti succede? Esiste dentro di noi la verità e la possiamo conoscere oppure si agisce seguendo uno schema predeterminato. Conoscere tè stesso significa trovare una risposta a questa domanda.
Quali sono le conseguenze alle affermazioni di cui sopra? Se concentriamo la nostra capacità di conoscerci verso un’unica direzione, allora le nostre possibilità di conoscerci si ridurranno proporzionalmente con lo sforzo profuso. Le debite conclusioni sono queste: la conoscenza del sé proposta da Socrate è utile nella misura in cui conoscere non è indirizzato solamente verso un unico tipo di conoscenza: concentrarsi sulla conoscenza spirituale potrebbe comportare la rimozione di una conoscenza oggettiva, mentre la tendenza verso l’orientamento di una conoscenza al di fuori della soggettività avrebbe come diretta conseguenza l’acutizzarsi dell’ignoranza. 
Uno sguardo attento dietro l’oscurità deliberata che copre i simboli scentifici degli antichi avi, scoprirà che le parole  “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo” non significa solo conoscenza spirituale e di carattere, ma anche lo studio dettagliato della morfo-fisiologia cellulare e tutte le relazioni tra gli elementi che sono parte del mondo vivente. 
Come ho detto, in ultima analisi, il corpo umano si riduce  alla cellula come unità base, morfo-funzionale della materia vivente, l’umanità è ridotta a molecola sociale che è l’uomo, il mondo si riduce a una stella e l’universo si riduce a galassia. Ma cellula, umanità, mondo astrale, universo, non sono altro che PARTE della stessa UNITA’. 
Le cellule si raggruppano per formare un organo, gli organi si raggruppano per formare un sistema e la loro unione forma un individuo. Questa è la progressione che forma l’uomo nell’aspetto fisico, l’individuo non è altro che una cellula dell’umanità. Ma l’umanità non è altro che una cellula di animalità, e l’ animalità non esprime altro che l’unità dei regni che esistono sul pianeta. 
I satelliti  ruotano intorno ai pianeti, i pianeti intorno ai soli e formano le galassie mondi, le galassie sono cellule dell’universo. La legge che la natura segue si ritrova ovunque. 
Questa progressione di unità disposte al di sotto di altre unità, questa serializzazione che parte  dal quantum fino all’unità prima si verifica ovunque. Le galassie seguono la stessa legge che  governa la vita delle formiche. 
Per studiare come le cellule si sono raggruppate per formare un organo, significa studiare il modo in cui i regni si raggruppano per formare il mondo, quindi significa studiare il modo col quale alcuni individui si raggruppano per formare una famiglia come organo dell’umanità. 
Studiare la formazione di un apparato composto di organi, è come studiare la formazione di una nazione  costituita da famiglie o le galassie composte dai pianeti. 
Tutto è simile, conoscere il segreto della cellula o atomo significa  conoscere l’universo. L’assoluto è ovunque. Tutto è nel tutto. Il principio olistico splende in tutta la sua magnificenza. 
Se l’uomo è una cellula di umanità, l’umanità sarebbe un apparato di un essere animato chiamato Terra? Conformemente a questa idea la Terra potrebbe  essere un organo, mentre il sole, il cervello di un essere superiore chiamato galassia. Continuando nell’idea la galassia potrebbe essere un organo dell’universo e gli universi organi del macrocosmo. Sono domande che l’umanità si pone oggi come nel passato gli antenati le ponevano alla Sfinge. 
Verrà il tempo  quando di progresso in progresso di universo in universo l’uomo riuscirà a capire l’astrazione nella sua forma più elevata. Probabilmente in quel momento l’uomo sarà in grado di vedere la materia nel suo equilibrio, l’unità e la divisibilità del tutto e la Forza Suprema opponendosi a sé stessa per creare. Allora capirà che siamo unici e irripetibili e al contempo parti identiche del miracolo chiamato UNIVERSO 
 

sabato 3 maggio 2014

Gli Angeli della Bibbia: Entita' in "Carne e Ossa"



Dice la Bibbia che Abramo era nella sua tenda quando gli apparvero sulla soglia di esso i tre uomini.

Il patriarca offrì da bere e da mangiare al terzetto che accettò di buon grado. 
Un vitello tenero e grasso, accompagnato da burro e latte, fu così consumato sotto l'ombra di un albero. 
Più tardi, verso sera, nella città di Sodoma, i tre vennero poi ospitati nella casa di Lot, ove, dice la Bibbia, consumarono ancora un pasto. 
Possiamo noi immaginarci, tre angeli, come li definisce il Testo Sacro, cibarsi di due pasti regolari per soddisfare il naturale bisogno che spinge creature mortali come noi a fare altrettanto? Eppure la Genesi (18, 2) lo afferma. 

Dobbiamo quindi ritenere che normali uomini furono scambiati erroneamente per esseri soprannaturali e descritti come tali nella Bibbia? 
Abramo, nella sua tenda, li identificò subito per « angeli », e Giosuè durante una perlustrazione armata nel territorio di Gerico non fece difficoltà alcuna per riconoscere anche lui in un guerriero incontrato colà, un inviato del Signore (Giosuè 5, 13)
Vestivano questi uomini degli abiti che non lasciavano dubbi circa la loro identità? O presentavano caratteri somatici così diversi dagli uomini da non essere confusi per alcun motivo con essi? 
Praticamente come può apparire diverso da noi un uomo di una nazione lontana e diversa per costumi sociali, come ad esempio un norvegese o un russo. 
Da quale lontana nazione venivano questi uomini? 

Ma la domanda più giusta da formularsi dovrebbe essere: da quale lontano pianeta venivano questi uomini? 
Un libro della Bibbia, e precisamente il libro di Ezechiele, narra la fantasiosa testimonianza dell'omonimo profeta che vide atterrare una straordinaria macchina volante. 
E si può ben definire macchina volante senza incorrere in alcuna contraddizione. Ezechiele è esplicito. 
Leggiamo che, in principio vide l'oggetto in lontananza, nel cielo, e lo descrive come: « Un fuoco vorticoso con chiarore tutt'intorno e al centro come una specie di elettro (?) dentro ad un fuoco ». Quando questo si avvicinò ed atterrò, egli non esitò a descriverlo ancora più minimamente. 

In tal guisa noi possiamo così sapere che la Macchina voltante era composta da un cilindro con quattro propulsori a razzo (chissà poi perchè, camuffati con figure alate) sormontanti da una cupola e più ancora da una cabina di pilotaggio a forma di « pietra di zaffiro » dentro alla quale, seduto su un « trono », stava il pilota. 
L'incontro non fu accidentale; Ezechiele venne informato di certi fatti; e gli uomini che apparvero una quarantina di giorni dopo con l'incarico di distruggere i « peccatori » di Gerusalemme, ricevettero ordini dal misterioso ordigno, nuovamente atterrato, nel nome del Signore. 
Ed uno di questi uomini entrò nel velivolo (Ezec, 10, 1). 
Ecco stabilito un indiscutibile legame tra gli « angeli » e le misteriose macchine volanti, così comuni nelle tradizioni ebraiche. 

Accorgiamoci di essere entrati in un argomento delicato, poiché se la macchina volante atterrò vicino al profeta, lo fece per comunicargli delle volontà espresse da Dio; se il « carro di fuoco » rapi Elia, lo fece per volontà di Dio; e se gli « angeli » percorrevano quei territori, lo facevano per ordine di Dio. 
Stiamo per pronunciare delle affermazioni eretiche? 
Se Dio ci ha dato questa coscienza e questa intelligenza e noi usiamo quest'ultima senza reconditi scopi e non sentiamo alcun impedimento nelle nostre supposizioni, non deve essere possibile. Inoltre non si vuol negare l'esistenza della divinità, nè tantomeno si vuole negare la Sua Volontà nella direzione dell'operato degli « angeli ». 
Semmai, spinti dalle circostanze, avanziamo l'ipotesi che Dio nelle sue azioni nei confronti del popolo israelita si sia servito, a guisa di strumenti, di esseri civilissimi abitatori di qualche pianeta sperduto tra le galassie. 
Sul pianeta più piccolo del cielo, servito dai più « grandi » del cosmo, per la missione più eccelsa. 
In quanto allo stato di grazia di questi esseri extraterrestri diremo che è questione per teologi. 

Un messaggero di Dio, un angelo, come lo immaginiamo solitamente, con le grandi ali spiegate, perché avrebbe avuto bisogno di una macchina volante per portarsi al cospetto di Ezechiele? 
Non v'era altro modo per chiamare a Sé, il profeta Elia se non rapirlo con un « carro di fuoco con cavalli di fuoco »? (4°. Re 2, 11). Che bisogno fisiologico avevano gli « angeli » di dover mangiare se non erano uomini? 
Perché in Sodoma, benché dovessero distruggere gli abitanti, gli inviati del Signore solo si ritirarono davanti ad una turba di sodomiti infuriati e si difesero provocando in essi una temporanea cecità? (Genesi 19, 10). 
Come si può spiegare che un uomo, Giacobbe, abbia potuto affrontare ed atterrare in lotta un angelo se questi veramente possedeva qualità soprannaturali? (Genesi 32, 24). 
E perché, quando gli angeli si apprestarono a decimare gli abitanti di Gerusalemme, usarono, come chiaramente dice la Bibbia, armi di distruzione e non solo la potenza Divina? 
« Ed ecco sei uomini venivano per la via della porta superiore prospiciente il settentrione; ciascuno stringeva in pugno un'arma di distruzione, e in mezzo a loro un personaggio in veste di lino con un calamaio da scriba assicurato ai fianchi, ed entrarono e si fermarono presso l'altare di bronzo » (Ezechiele 9, 2). 

sabato 26 aprile 2014

Stele di Nora - IX e VIII a.C


La più antica attestazione storica del nome "Sardegna" si trova nella famosa Stele di Nora, una stele in pietra, risalente al IX-VIII secolo a.C , ritrovata a Nora, appunto, nella quale compaiono i 4 caratteri fenici che riportano il nome dell' isola, in caratteri Greco/latini : 

 SRDN

Curioso di vedere l'antico nome scritto nella stele, qualche tempo fa sono andato a vedermi alcuni lavori dello studioso Salvatore Dedola (che ringrazio per la disponibilità e le informazioni), trovando sul suo sito utilissime e precise informazioni, nonché fotografie della Stele stessa, questo mi ha permesso di identificare i caratteri incisi sulla stele, anche grazie all'utilizzo di una tavola di corrispondenze tra l'alfabeto greco e quello fenicio e di quest'altra tavola, e di evidenziarli, in rosso, nella foto seguente.




Ed ecco finalmente comparire questa straordinaria traccia storica!
Per essere precisi, la parola va letta da destra verso sinistra, secondo il modo di scrivere dei Fenici.

Curiosità: la Stele fu ritrovata, per caso, incastonata in un muretto a secco a Pula, la cittadina sorta accanto all'antica città di Nora.

Lo studioso antropologico Dedola propone la seguente traduzione:
« BT RŠ Š NGR Š H' BŠRDN ŠLM H' ŠLM SB' (*) MLKTNBN Š BN NGR LPNY
"[Questo è] il tempio principale di Nora che lui [il dedicante] in Sardegna ha visitato in segno di pace [o: per compiere un voto sacrificale, un olocausto]. Chi augura pace (o: visita in segno di pace) è S,b' figlio di Milkaton, che edificò Nora davanti all'isola [di Capo Pula]." »

sabato 5 aprile 2014

Quante lune ci sono nel sistema solare ?


Le lune più grandi del sistema solare, cioè quelle che superano i 3000 chilometri di diametro, sono la Luna che orbita attorno alla Terra, i satelliti galileiani Io, Europa, Ganimede e Callisto in orbita attorno a Giove, la luna di Saturno Titano e la luna di Nettuno Tritone. Alcune di queste lune sono più grandi dei pianeti più piccoli come Mercurio e Plutone.

La seguente tabella classifica le lune del Sistema Solare. 

Buon WeekenD ! 

venerdì 4 aprile 2014

Noi "Terrestri" e l' importanza della Luna


Vi siete mai domandati cosa succederebbe se la Terra  non avesse la Luna ? Quali sarebbero le conseguenze per il nostro pianeta? Proviamo allora ad immaginare di "togliere" la Luna e vedere cosa potrebbe accadere. Prima di tutto bisogna dire che se non ci fosse stata la Luna quasi certamente il nostro pianeta non sarebbe quello di oggi e la stessa vita non avrebbe seguito una evoluzione tale da far sviluppare gli esseri viventi. Tutto sommato possiamo dire che tra tutti i pianeti rocciosi la Terra è stata abbastanza fortunata ad avere avuto un proprio satellite naturale, se si fa eccezione per Marte  i cui due satelliti, Phobos e Deimos, si possono considerare veri e propri asteroidi  catturati dalla sua attrazione gravitazionale.
Se diamo uno sguardo d'insieme al sistema Terra-Luna, notiamo subito che la Luna ha avuto un ruolo importante per la stabilizzazione dell'asse di rotazione terrestre. Ad esempio il pianeta rosso è stato soggetto, nel corso della sua evoluzione, ad un periodo di instabilità durante il quale la direzione del suo asse di rotazione ha subito una continua oscillazione, forse dovuta all'influenza gravitazionale dei pianeti vicini, Terra e Giove . Una conseguenza di ciò potrebbe un giorno portare i ghiacci, oggi presenti nelle calotte polari, verso le zone equatoriali. Nel nostro caso, la Luna ha, per così dire, aiutato il nostro pianeta a stabilizzare l'asse di rotazione che rimane comunque con la stessa inclinazione rispetto al piano orbitale. Questo permette, ad esempio, l'alternarsi delle stagioni per cui sulla Terra i cambiamenti climatici sono stati meno drammatici nel corso della storia. Inoltre, senza la Luna, la Terra avrebbe ruotato attorno al proprio asse molto più rapidamente. Assumendo che, inizialmente, il periodo di rotazione della Terra era di circa 6 ore, si calcola che senza la presenza della Luna la sola influenza gravitazionale del Sole , che si trova ad una distanza di circa 150 milioni di chilometri, avrebbe fatto allungare il periodo di rotazione di circa 4 ore, portandolo quindi a circa 10 ore. Quali le conseguenze di questa rapida rotazione dell'asse? Prima di tutto il ciclo giorno/notte, con le relative escursioni di temperatura dal caldo al freddo, sarebbe stato molto breve, determinando la formazione di temporali durante il giorno; poi la formazione di una atmosfera molto spessa avrebbe creato enormi pressioni sulla superficie, dell'ordine di 100 atmosfere, determinando uneffetto serra così elevato da creare temperature dell'ordine di 1000 gradi, così come avviene su Venere .
Un altro effetto, a tutti noi noto, è quello delle maree causate maggiormente dall'attrazione gravitazionale dovuta alla Luna. Ancora una volta, senza la presenza della Luna avremmo avuto effetti di marea meno accentuati con variazioni di livelli di acqua di pochi metri e con una diversa distribuzione del livello degli oceani sulla superficie terrestre. Attualmente si osserva una specie di distorsione del livello delle acque lungo l'equatore perciò nel caso in cui non ci fosse la Luna gran parte delle acque degli oceani si riverserebbero verso i poli. Ma anche lacrosta terrestre ne viene influenzata. Infatti, le forze di marea dovute all'attrazione lunare causano un processo di riscaldamento e di dissipazione di energia. Parte di questa energia serve a riscaldare il pianeta e parte di essa permette alla Luna di allontanarsi dalla Terra nel corso del tempo. Infine, si ritiene che l'esistenza delle cosiddette "pozze mareali", grazie al processo di rimescolamento di acque, sali e minerali, sia stata un elemento determinante per la nascita e lo sviluppo della vita nel corso della storia evolutiva del nostro pianeta.
Quale sarà l'evoluzione del sistema Terra-Luna? Le misure effettuate mediante i raggi laser che colpiscono gli specchi lasciati dagli astronauti sulla superficie lunare ci dicono di fatto che il nostro satellite naturale si allontana di circa 4 centimetri all'anno. Il sistema Terra-Luna si dice "fisicamente legato" e ciò implica che se la Luna si sta allontanando, la Terra deve rallentare il moto di rotazione attorno al proprio asse, una conseguenza del principio di conservazione dell'energia totale del sistema. Ma questo vorrà dire che la durata del giorno sarà sempre più lunga e la Luna apparirà sempre più piccola nel cielo. Tra circa 2 miliardi di anni la Luna sarà lontana abbastanza che la sua attrazione gravitazionale sarà talmente debole che l'asse di rotazione terrestre comincerà a diventare instabile. Comunque sia, essa ci accompagnerà ancora per molto tempo e continuerà ad essere fonte e ispirazione di romanticismo e di misteri mentre il suo destino la vedrà sempre di più allontanarsi dalla Terra.   

venerdì 21 marzo 2014

SIGNIFICATO DELL'EQUINOZIO DI PRIMAVERA



L’equinozio di Primavera, festa di Oestara, Alban Eiler (“Luce della Terra”), veniva festeggiato il 21 di Marzo, momento in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio. Ricordiamo che la parola equinozio deriva dal latino “equus nox”, ovvero “uguale notte”.

E’ il momento in cui la Natura tutta reca un messaggio di rinnovamento e di risveglio, dopo le lunghe notti invernali. Rappresenta quindi, una sorta di capodanno. Ricordiamo anche che nella Roma antica, l’anno aveva inizio proprio nel mese di marzo, dedicato a Marte, padre dei gemelli fondatori della città.
L’Equinozio di primavera celebra il ritorno della primavera e della vita, l’ascesa della Dea dagli Inferi.
E’ una festa che celebra la fertilità della terra ed ha un particolare valore soprattutto nel paganesimo dell’area mediterranea dove già all’equinozio il ritorno della bella stagione e il rinnovarsi della natura è evidente. .

L’Equinozio di Primavera segna proprio il momento dell’unione in un simbolismo cosmico, legato al risveglio della Natura; a ciò si ricollega il tema del matrimonio fra una divinità maschile, appartenente alla sfera solare, ed una femminile, legata alla Terra o alla luna. Il Dio Sole si accoppia, infatti, con la Giovane Dea Terra.
In questo giorno venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra. In questo girono venivano, solitamente irrigati i campi, mentre i Druidi, sfruttando la corrispondenza perfetta tra ore solari e ore notturne, celebravano i loro Riti.

l’Equinozio di Primavera è il momento della rinascita, dei nuovi progetti, è il momento in cui è possibile realizzare quei sogni che sono nati nel periodo freddo. E’ il momento adatto per aprirsi ai sentimenti e viverli nella loro totalità.

Rinascere con la Natura e fondersi con la Madre Terra, celebrarla e gioire della Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme. Ora il giorno e la notte sono perfettamente in equilibrio ed uguali in lunghezza, e la forza del sole sta crescendo. Nella ruota dell’anno, segue il solstizio d’estate ( 21 giugno), allorchè il sole raggiungerà il suo zenith per poi tornare ad accorciarsi

La Grande Ruota gira senza sosta...... Tuttavia, questo è un giorno molto importante, un giorno in cui dovremmo essere allegri, dato che celebra il calore e la forza guaritrice del sole, il rinverdimento della terra e la nascita di nuova vita in primavera. Come per il raccolto del 21 settembre, questo è il festival dell’ equilibrio – in cui ci riuniamo per celebrare l’equilibrio e l’armonia nell’universo. Come per gli altri festival stagionali antichi, questo giorno è stato in parte assorbito dalla chiesa cristiana ed associato a due giorni santi cristiani. Il primo è la festività dell’annunciazione della Vergine benedetta Maria, che cade il 25 marzo. Il secondo, naturalmente, è la Pasqua. La parola “Pasqua” ha la sua origine nel nome della Dea germanica antica della fertilità e della Primavera, Eostre, Oestara o Ostara,

Il giorno di festa dedicato ad Ostara era lunare piuttosto che solare e tradizionalmente è stato celebrato dagli antichi sulla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Al contrario, il giorno santo cristiano di Pasqua è celebrato la prima domenica che segue l’equinozio di Primavera. Per porre una distanza di sicurezza tra il giorno della signora del Giorno e Eostre, la chiesa ha stipulato che se la domenica di Pasqua effettivamente cade in luna piena, (Pasqua) sara’ celebrata la seguente domenica.

l'Equinozio è il giorno in cui la Wicca commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità, e cio’ fa pensare alle Dee Persephone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Aphrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere.
E’ inoltre la stagione del giovane dio che fa pensare ad Herne il cacciatore, il pettirosso del bosco, l’uomo verde, Cernunno, il signore della natura, Dagda, Attis, Tammuz, il dio cornuto, Mithras, Odino, Thoth, Osiride.

Il motivo del sacrificio e della rinascita hanno un significato profondo per i cristiani che commemorano la crocifissione, morte e resurrezione di Cristo con la Pasqua. Qualunque sia la nostra credenza, questo è un periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte. La signora del Giorno è (o deve essere) un momento di pulizia e di rinnovamento, un momento per aprire le finestre e lasciare che il vento attraversi la nostra casa (anche quella interiore), ripulendola delle influenze prolungate dell’inverno. E’ inoltre il momento per la pulizia ed il rinnovamento della propria psiche e per portare equilibrio nella propria vita.
Da un punto di vista del significato esoterico di questo giorno, con l’Equinozio di Primavera, l’Anno Magico mette per la prima volta l’Io di fronte al non-Io, all’Altro. Il percorso del Sole attraverso lo Zodiaco, che si rispecchia nella successione delle stagioni, è la grande lancetta che va di concerto con la crescita spirituale dell’Iniziato che segue l’Anno Magico.
L’Equinozio di Primavera è l’inizio dello Zodiaco, ciò ci indica che anche nella crescita spirituale dell’Iniziato (con Iniziato si intende sempre genericamente chi segue l’Anno Magico, tanto che sia esso in realtà un neofita o un maestro o altro grado qualsiasi) dovremmo assistere ad un nuovo inizio. Così è infatti.
A livello spirituale inizia un lavoro sotterraneo di preparazione che porta alla grande Purificazione , il cui scopo elettivo è di rimuovere gli angoli taglienti del dolore inconscio legato ai ricordi, opera di purificazione che si approfondisce ad ogni Anno e che permette di liberarsi degli schemi di comportamento sbagliati e di ricostruirne dei nuovi.

Questa fase è caratterizzata da una crescente acquisizione di baldanza, di desiderio di sperimentare nuove vie, di rinnovata voglia di vivere, ed è proprio a questo punto, quando si assiste all’esplosione delle forze della Primavera, che lo Zodiaco ci pone il primo impatto con il non-Io, con “l’altro” che non deve più restare l’antagonista dell’Io.
Chi è felice con se stesso per un nuovo progetto che sta per cominciare vive un momento di grande ottimismo e di positività e tende a trasmettere questa positività anche al prossimo, chiunque esso sia: conoscente, amico, cliente o persona incontrata per caso. La liberazione dal dolore inconscio ha ridotto gli schemi di chiusura, di eccessiva difesa, di mancanza di socialità e permette di stringere legami più profondi con gli altri e di essere più disponibili, fino ad avere percezioni extrasensoriali sui fatti che li riguardano.
Nello specifico del Festival dell’Equinozio questo aprirsi agli altri passa, se vogliamo, per la porta più facile, perché è quella dell’amore. Si tratta comunque di una porta facile solo all’apparenza perché la necessità di dover accettare e di farsi accettare da un’altra persona è un passo non piccolo.
In ciò si deve leggere una chiara indicazione che il singolo individuo, la persona, per continuare a crescere deve confrontarsi con gli altri e in, modo concreto, come primo passo deve accettare e ricambiare l’amore di un altro essere umano.

L’Asse Equinoziale è fortemente carico di pianeti sessuali (Marte, e Plutone dal lato dell’Ariete, Venere e Proserpina dal lato della Bilancia) che ci indicano che il primo ridimensionamento del Sole-Egoità nei confronti di Saturno-Altri è comunque molto spronato dagli istinti sessuali ed è solo in parte una rinuncia al proprio egoismo e, in soggetti involuti, rischia di non riuscire ad emergere mai dalla sfera dell’egoismo. Ciò spiega la facilità con cui oggi avvengono le separazioni, proprio perché, da entrambe le parti, nessuno è mai veramente uscito da una visione egoistica ed egocentrica e al primo serio problema non sa vedere la cosa da altri punti vista, se non dal suo.
L’Equinozio viene a rappresentare dunque un punto cardinale nell’evoluzione di una persona, da un lato è la rinuncia necessaria e drammatica dell’Io alla propria unicità, dall’altro è l’inizio di ciò che gli antichi chiamavano “Ingresso dell’Albero” (Arbor Intrat), e che oggi molti chiamano “consapevolezza” o, all’orientale, “non-dualità” (Brahman è tutto, e “tu sei quello”, cioè sei Brahman come ogni altro individuo, non c’è separazione).

Un vero cammino spirituale è sempre fonte di accresciuta felicità e l’individuo che accresce la propria consapevolezza attraverso il Festival di Oestara, oltre alle azioni specifiche riportate nelle pagine centrali, ottiene due grandi benefici personali:
1. La propria intima soddisfazione.
2. La nascita di maggiore veggenza verso se stesso e gli altri.
Si sviluppa cioè la percezione degli eventi che capiteranno a se stessi e agli altri. Nei confronti degli altri si colgono proprio gli eventi mentre per se stessi si colgono più delle suggestioni che inducono a prendere scelte precise e a scansarne altre.

venerdì 14 marzo 2014

Come si stabilisce la data della Pasqua ?



Finalmente sta per arrivare. Di cosa parliamo? Della festività della Pasqua cristiana, naturalmente, che quest'anno capiterà il 20 aprile, molto tardi rispetto al solito periodo cui generalmente siamo abituati a festeggiarla.La ragione, se vogliamo, è piuttosto semplice: la Pasqua cristiana è una festività cosiddetta mobile, ossia la sua data di celebrazione non è fissa ma cambia secondo certi criteri, che furono stabiliti nel 325, nel corso del  Primo Concilio di Nicea, che svincolò così la Pasqua cristiana da quella ebraica.La data della Pasqua cristiana viene stabilita di anno in anno fissando questa festività nella domenica subito successiva al primo giorno di plenilunio (luna piena) che può verificarsi a partire dal giorno dell'equinozio di primavera. Uno scioglilingua complicato? Niente affatto, basta andare con ordine! 
Il primo riferimento stabile di cui bisogna tenere conto è il giorno dell'equinozio di primavera, che cade sempre il 21 marzo di ogni anno. A partire da questa data, il primo giorno in cui c'è la luna piena rappresenta il vero riferimento mobile per la data della Pasqua, che cadrà nella prima domenica che viene subito dopo tale plenilunio. Dunque, entro quale intervallo di tempo può cadere la festività della Pasqua? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo innanzitutto sapere necessariamente quanto tempo intercorre tra due pleniluni successivi, e tale intervallo corrisponde a circa 29 giorni, ossia la durata approssimata del mese lunare.Quale può essere la prima data utile per la Pasqua?Sicuramente non il 21 marzo, perché in tal caso il 21 dovrebbe essere la domenica successiva (indichiamola con intesa come quantità di giorni dopo il plenilunio; quindi 0 < d < 8) al giorno di plenilunio (chiamiamolo p), che però deve verificarsi a partire dal 21 stesso, per cui sarebbe in contraddizione con l'ipotesi fatta. Infatti, per avere p + d = p (cioè plenilunio e Pasqua coincidenti), d dovrebbe essere pari a 0, ma questo è impossibile secondo le convenzioni del Concilio di Nicea.


Il primo giorno utile può essere quindi un giorno non anteriore al 22 marzoSe infatti il 21 è un sabato e si verifica un plenilunio, allora il giorno immediatamente successivo è la domenica successiva al giorno di plenilunio; dunque è Pasqua. Se Pasqua cade il 22 marzo, allora vuol dire che la festa è capitata davvero presto!Cosa succede però se il plenilunio capita il 20 marzo? Bisognerà ovviamente aspettare il "turno" successivo, in quanto la luna impiega circa 29 giorni per ritrovarsi nella stessa fase, per cui il plenilunio successivo capiterà 29 giorni dopo, ossia il 18 aprile. Siccome la Pasqua deve essere celebrata nella domenica successiva al giorno di plenilunio, se il 18 aprile è un sabato, il 19 aprile sarà Pasqua; se il 18 è domenica, bisognerà attendere altri 7 giorni, per cui il termine ultimo per la celebrazione della Pasqua cristiana è il 25 aprile.Quest'anno ci siamo andati molto vicini...