Verso la metà del XIV secolo a.C. il faraone Amenhotep IV decise di radicalizzare lo scontro con la potente casta sacerdotale del Dio Amon. Già i suoi predecessori Thutmose IV e Amenhotep III, rispettivamente nonno e padre, avevano cercato di arginare l’influenza ingombrante dei sacerdoti.
Amenhotep IV non andò tanto per il sottile: recuperò una divinità secondaria solare risalente al periodo delle Grandi Piramidi, Aton (il disco solare), e ne fece progressivamente una divinità sempre più centrale del Pantheon egizio, fino a farne un culto monoteistico, del quale il faraone era unico tramite per il popolo. Per caricare di peso simbolico questa sua riforma religiosa, il faraone iniziò la costruzione di edifici sacri ad Aton, cambiò il suo nome in Akhenaton, rimodellò i nomi della famiglia reale e della corte, compreso quello della moglie, Nefertiti, e portò la capitale del regno da Tebe a una città edificata appositamente, Akhetaton (l’orizzonte di Aton). Infine, iniziò a requisire l’enorme patrimonio dei sacerdoti di Amon e lo fece confluire nel tesoro di Aton. Per popolarizzare la sua riforma, Akhenaton si rivolse in particolare all’arte, inaugurando uno stile del tutto inedito, realistico, in cui lo stesso faraone veniva ritratto in modi non più ieratici e ideali, ma accentuandone atteggiamenti sgraziati e difetti fisici.
Ma il nuovo culto non fece breccia nel popolo, nonostante il notevole dispiegamento propagandistico, e i sacerdoti di Amon continuarono e rafforzarono la loro influenza, relegando il nuovo culto alla corte e alla popolazione di Akhetaton. Così, alla sua morte, seguirono periodi di torbidi e congiure, fino a quando, probabilmente in una di queste, non venne ucciso il figlio di Akhenaton, il faraone bambino Tutankamon e i sacerdoti ripresero il controllo su tutto l’Egitto, cercando di cancellare ogni memoria di Akhenaton e del suo Dio.
Con ogni probabilità, tra i seguaci di Aton c’erano gli Habiru, una minoranza etnica da molti identificata con gli ebrei, che entrò in Egitto al seguito degli invasori Hyksos, circa quattro secoli prima. Gli Hyksos erano un popolo meticcio, con un’aristocrazia indoeuropea e una base popolare prevalentemente semitica, che avevano sottomesso l’Egitto per circa due secoli, grazie al rivoluzionario utilizzo del carro da guerra trainato dai cavalli. Ora, buona parte degli studiosi converge sul fatto che Mosè, uomo della corte di Akhenaton, visto il clima di restaurazione violenta, si sia messo a capo degli Habiru e li abbia guidati nell’esodo. A confortare questa teoria, c’è la corrispondenza pressochè totale tra l’inno ad Aton (da diversi studiosi ritenuto di mano dello stesso faraone eretico) e il salmo 104 della Bibbia.
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