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mercoledì 11 giugno 2014

Il Faraone Akhenaton e La nascita del "Monoteismo"


Verso la metà del XIV secolo a.C.  il faraone Amenhotep IV decise di radicalizzare lo scontro con la potente casta sacerdotale del Dio Amon. Già i suoi predecessori Thutmose IV e Amenhotep III, rispettivamente nonno e padre, avevano cercato di arginare l’influenza ingombrante dei sacerdoti.

Amenhotep IV non andò tanto per il sottile: recuperò una divinità secondaria solare risalente al periodo delle Grandi Piramidi, Aton (il disco solare), e ne fece progressivamente una divinità sempre più centrale del Pantheon egizio, fino a farne un culto monoteistico, del quale il faraone era unico tramite per il popolo. Per caricare di peso simbolico questa sua riforma religiosa, il faraone iniziò la costruzione di edifici sacri ad Aton, cambiò il suo nome in Akhenaton, rimodellò i nomi della famiglia reale e della corte, compreso quello della moglie, Nefertiti, e portò la capitale del regno da Tebe a una città edificata appositamente, Akhetaton (l’orizzonte di Aton). Infine, iniziò a requisire l’enorme patrimonio dei sacerdoti di Amon e lo fece confluire nel tesoro di Aton. Per popolarizzare la sua riforma, Akhenaton si rivolse in particolare all’arte, inaugurando uno stile del tutto inedito, realistico, in cui lo stesso faraone veniva ritratto in modi non più ieratici e ideali, ma accentuandone atteggiamenti sgraziati e difetti fisici.

Ma il nuovo culto non fece breccia nel popolo, nonostante il notevole dispiegamento propagandistico, e i sacerdoti di Amon continuarono e rafforzarono la loro influenza, relegando il nuovo culto alla corte e alla popolazione di Akhetaton. Così, alla sua morte, seguirono periodi di torbidi e congiure, fino a quando, probabilmente in una di queste, non venne ucciso il figlio di Akhenaton, il faraone bambino Tutankamon e i sacerdoti ripresero il controllo su tutto l’Egitto, cercando di cancellare ogni memoria di Akhenaton e del suo Dio.

Con ogni probabilità, tra i seguaci di Aton c’erano gli Habiru, una minoranza etnica da molti identificata con gli ebrei, che entrò in Egitto al seguito degli invasori Hyksos, circa quattro secoli prima. Gli Hyksos erano un popolo meticcio, con un’aristocrazia indoeuropea e una base popolare prevalentemente semitica, che avevano sottomesso l’Egitto per circa due secoli, grazie al rivoluzionario utilizzo del carro da guerra trainato dai cavalli. Ora, buona parte degli studiosi converge sul fatto che Mosè, uomo della corte di Akhenaton, visto il clima di restaurazione violenta, si sia messo a capo degli Habiru e li abbia guidati nell’esodo. A confortare questa teoria, c’è la corrispondenza pressochè totale tra l’inno ad Aton (da diversi studiosi ritenuto di mano dello stesso faraone eretico) e il salmo 104 della Bibbia.

venerdì 30 maggio 2014

Conosci Te stesso e conoscerai .... l’universo ! “



La frase “Conosci te stesso” (Gnovqi seautovn), di solito attribuito a Socrate, è in realtà una replica di una famosa iscrizione sul frontespizio del tempio dell’oracolo di Delfi: 
“ Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo ! “ 

L’antica concezione greca era che l’uomo è un microcosmo, un immagine fedele e  precisa del macrocosmo o universo e così il detto Delphico  di, conosci tè stesso è concordemente in linea con questo modo di pensare, se  riesci ad auto-conoscerti allora avrai accesso ai misteri dell’universo, con più la conoscenza di sé è sviluppata, tanto più la comprensione del mistero dell’esistenza e della conoscenza del cosmo era più vicina alla comprensioneLe moderne teorie scientifiche cercano di spiegare la nascita dell’universo, la sua espansione, le dimensioni finite o infinite.

La relatività considera  lo spazio sia  finito o infinito, in funzione della sua estensione e dimensione. Conosci te stesso è il primo requisito che ci costringe a ragionare; è il fondamento del sapere ed è fonte di saggezza. Chi non conosce i propri difetti, non può migliorare, chi non conosce i propri obbiettivi, non ha nemmeno voglia di realizzarli, chi non sa che cosa gli manca, non  può pensare di ottenerlo. La conoscenza del problema in sé non è una cosa facile da risolvere, la maggior parte dei nostri simili o lo sopravvaluta, o sottovaluta. E’ di fondamentale importanza di valutare esattamente l’auto-conoscenza di sé, cosi come siamo nella realtà, in base ai pregi e difetti, per  decidere di adottare un comportamento adeguato su di noi ma anche nella famiglia e nella società.
Se gestiamo la nostra conoscenza di sé, di auto-controllo, di auto-perfezionismo continuo, sarà più  facile la distinzione tra apparenza e realtà, tra verità e menzogna, tra possibile e impossibile.
A prima vista, potrebbe sembrare che i nostri sentimenti sono evidenti, se però ci concentriamo con più attenzione percepiamo  che siamo andati oltre il vero sentire legato a un determinato sentimento oppure che siamo in ritardo nella reazione in relazione a questo sentimento. Il monito di Socrate “conosci te stesso!” si riferisce in particolare a ciò che è essenziale dell’intelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti quando si presentano. 
Le persone esprimono le loro emozioni in modo diverso, nel senso di evidenziare (incapacità di controllo) o di possesso (controllo emotivo). Sia il controllo emotivo, come l'incapacità di raggiungerlo, sono direttamente dipendenti dalla intensità dello stimolo dei generatori di emozione e dei limiti situati  all'interno della soglia di un equilibrio emotivo.

   1.Autocoscenza
   2.Chiudersi in sè stessi
   3.Accettazione


Socrate propone un ritorno alla umana conoscenza di sé stessi, considerando che tutti abbiano la possibilità di conoscere la verità quando la verità riesce a far ricordare che egli è nato, da questo punto di vista, il filosofo ateniese attribuisce a se stesso rispetto ai suoi discepoli il ruolo di levatrice che aiuta la nascita spirituale del (discepolo) nuovo discepolo.

Cosa significa la conoscenza di sé? Possiamo imparare a conoscere noi stessi? Le scienze psicologiche moderne, in particolare la psicoanalisi, ci mostra quanto è sconosciuto il subcosciente e quali potenti risorse esistono nelle strutture più profonde della psiche umana. L’affermazione più eloquente è di Giovanni Papini: “Non non sò quante persone conoscono il maledetto dolore di non ritrovare sé stessi come faccio cononoscere mè stesso quando non sono in grado di ritrovami! “ 
 Il problema è in definitiva più complesso di quanto sembri a prima vista, si potrebbe pensare che è molto facile ottenere la conoscenza, soprattutto perché sei l’oggetto della tua soggettività. Cosa succede quando pensi di conoscere tè stesso, senza una spiegazione su ciò che ti succede? Esiste dentro di noi la verità e la possiamo conoscere oppure si agisce seguendo uno schema predeterminato. Conoscere tè stesso significa trovare una risposta a questa domanda.
Quali sono le conseguenze alle affermazioni di cui sopra? Se concentriamo la nostra capacità di conoscerci verso un’unica direzione, allora le nostre possibilità di conoscerci si ridurranno proporzionalmente con lo sforzo profuso. Le debite conclusioni sono queste: la conoscenza del sé proposta da Socrate è utile nella misura in cui conoscere non è indirizzato solamente verso un unico tipo di conoscenza: concentrarsi sulla conoscenza spirituale potrebbe comportare la rimozione di una conoscenza oggettiva, mentre la tendenza verso l’orientamento di una conoscenza al di fuori della soggettività avrebbe come diretta conseguenza l’acutizzarsi dell’ignoranza. 
Uno sguardo attento dietro l’oscurità deliberata che copre i simboli scentifici degli antichi avi, scoprirà che le parole  “Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo” non significa solo conoscenza spirituale e di carattere, ma anche lo studio dettagliato della morfo-fisiologia cellulare e tutte le relazioni tra gli elementi che sono parte del mondo vivente. 
Come ho detto, in ultima analisi, il corpo umano si riduce  alla cellula come unità base, morfo-funzionale della materia vivente, l’umanità è ridotta a molecola sociale che è l’uomo, il mondo si riduce a una stella e l’universo si riduce a galassia. Ma cellula, umanità, mondo astrale, universo, non sono altro che PARTE della stessa UNITA’. 
Le cellule si raggruppano per formare un organo, gli organi si raggruppano per formare un sistema e la loro unione forma un individuo. Questa è la progressione che forma l’uomo nell’aspetto fisico, l’individuo non è altro che una cellula dell’umanità. Ma l’umanità non è altro che una cellula di animalità, e l’ animalità non esprime altro che l’unità dei regni che esistono sul pianeta. 
I satelliti  ruotano intorno ai pianeti, i pianeti intorno ai soli e formano le galassie mondi, le galassie sono cellule dell’universo. La legge che la natura segue si ritrova ovunque. 
Questa progressione di unità disposte al di sotto di altre unità, questa serializzazione che parte  dal quantum fino all’unità prima si verifica ovunque. Le galassie seguono la stessa legge che  governa la vita delle formiche. 
Per studiare come le cellule si sono raggruppate per formare un organo, significa studiare il modo in cui i regni si raggruppano per formare il mondo, quindi significa studiare il modo col quale alcuni individui si raggruppano per formare una famiglia come organo dell’umanità. 
Studiare la formazione di un apparato composto di organi, è come studiare la formazione di una nazione  costituita da famiglie o le galassie composte dai pianeti. 
Tutto è simile, conoscere il segreto della cellula o atomo significa  conoscere l’universo. L’assoluto è ovunque. Tutto è nel tutto. Il principio olistico splende in tutta la sua magnificenza. 
Se l’uomo è una cellula di umanità, l’umanità sarebbe un apparato di un essere animato chiamato Terra? Conformemente a questa idea la Terra potrebbe  essere un organo, mentre il sole, il cervello di un essere superiore chiamato galassia. Continuando nell’idea la galassia potrebbe essere un organo dell’universo e gli universi organi del macrocosmo. Sono domande che l’umanità si pone oggi come nel passato gli antenati le ponevano alla Sfinge. 
Verrà il tempo  quando di progresso in progresso di universo in universo l’uomo riuscirà a capire l’astrazione nella sua forma più elevata. Probabilmente in quel momento l’uomo sarà in grado di vedere la materia nel suo equilibrio, l’unità e la divisibilità del tutto e la Forza Suprema opponendosi a sé stessa per creare. Allora capirà che siamo unici e irripetibili e al contempo parti identiche del miracolo chiamato UNIVERSO 
 

sabato 3 maggio 2014

Gli Angeli della Bibbia: Entita' in "Carne e Ossa"



Dice la Bibbia che Abramo era nella sua tenda quando gli apparvero sulla soglia di esso i tre uomini.

Il patriarca offrì da bere e da mangiare al terzetto che accettò di buon grado. 
Un vitello tenero e grasso, accompagnato da burro e latte, fu così consumato sotto l'ombra di un albero. 
Più tardi, verso sera, nella città di Sodoma, i tre vennero poi ospitati nella casa di Lot, ove, dice la Bibbia, consumarono ancora un pasto. 
Possiamo noi immaginarci, tre angeli, come li definisce il Testo Sacro, cibarsi di due pasti regolari per soddisfare il naturale bisogno che spinge creature mortali come noi a fare altrettanto? Eppure la Genesi (18, 2) lo afferma. 

Dobbiamo quindi ritenere che normali uomini furono scambiati erroneamente per esseri soprannaturali e descritti come tali nella Bibbia? 
Abramo, nella sua tenda, li identificò subito per « angeli », e Giosuè durante una perlustrazione armata nel territorio di Gerico non fece difficoltà alcuna per riconoscere anche lui in un guerriero incontrato colà, un inviato del Signore (Giosuè 5, 13)
Vestivano questi uomini degli abiti che non lasciavano dubbi circa la loro identità? O presentavano caratteri somatici così diversi dagli uomini da non essere confusi per alcun motivo con essi? 
Praticamente come può apparire diverso da noi un uomo di una nazione lontana e diversa per costumi sociali, come ad esempio un norvegese o un russo. 
Da quale lontana nazione venivano questi uomini? 

Ma la domanda più giusta da formularsi dovrebbe essere: da quale lontano pianeta venivano questi uomini? 
Un libro della Bibbia, e precisamente il libro di Ezechiele, narra la fantasiosa testimonianza dell'omonimo profeta che vide atterrare una straordinaria macchina volante. 
E si può ben definire macchina volante senza incorrere in alcuna contraddizione. Ezechiele è esplicito. 
Leggiamo che, in principio vide l'oggetto in lontananza, nel cielo, e lo descrive come: « Un fuoco vorticoso con chiarore tutt'intorno e al centro come una specie di elettro (?) dentro ad un fuoco ». Quando questo si avvicinò ed atterrò, egli non esitò a descriverlo ancora più minimamente. 

In tal guisa noi possiamo così sapere che la Macchina voltante era composta da un cilindro con quattro propulsori a razzo (chissà poi perchè, camuffati con figure alate) sormontanti da una cupola e più ancora da una cabina di pilotaggio a forma di « pietra di zaffiro » dentro alla quale, seduto su un « trono », stava il pilota. 
L'incontro non fu accidentale; Ezechiele venne informato di certi fatti; e gli uomini che apparvero una quarantina di giorni dopo con l'incarico di distruggere i « peccatori » di Gerusalemme, ricevettero ordini dal misterioso ordigno, nuovamente atterrato, nel nome del Signore. 
Ed uno di questi uomini entrò nel velivolo (Ezec, 10, 1). 
Ecco stabilito un indiscutibile legame tra gli « angeli » e le misteriose macchine volanti, così comuni nelle tradizioni ebraiche. 

Accorgiamoci di essere entrati in un argomento delicato, poiché se la macchina volante atterrò vicino al profeta, lo fece per comunicargli delle volontà espresse da Dio; se il « carro di fuoco » rapi Elia, lo fece per volontà di Dio; e se gli « angeli » percorrevano quei territori, lo facevano per ordine di Dio. 
Stiamo per pronunciare delle affermazioni eretiche? 
Se Dio ci ha dato questa coscienza e questa intelligenza e noi usiamo quest'ultima senza reconditi scopi e non sentiamo alcun impedimento nelle nostre supposizioni, non deve essere possibile. Inoltre non si vuol negare l'esistenza della divinità, nè tantomeno si vuole negare la Sua Volontà nella direzione dell'operato degli « angeli ». 
Semmai, spinti dalle circostanze, avanziamo l'ipotesi che Dio nelle sue azioni nei confronti del popolo israelita si sia servito, a guisa di strumenti, di esseri civilissimi abitatori di qualche pianeta sperduto tra le galassie. 
Sul pianeta più piccolo del cielo, servito dai più « grandi » del cosmo, per la missione più eccelsa. 
In quanto allo stato di grazia di questi esseri extraterrestri diremo che è questione per teologi. 

Un messaggero di Dio, un angelo, come lo immaginiamo solitamente, con le grandi ali spiegate, perché avrebbe avuto bisogno di una macchina volante per portarsi al cospetto di Ezechiele? 
Non v'era altro modo per chiamare a Sé, il profeta Elia se non rapirlo con un « carro di fuoco con cavalli di fuoco »? (4°. Re 2, 11). Che bisogno fisiologico avevano gli « angeli » di dover mangiare se non erano uomini? 
Perché in Sodoma, benché dovessero distruggere gli abitanti, gli inviati del Signore solo si ritirarono davanti ad una turba di sodomiti infuriati e si difesero provocando in essi una temporanea cecità? (Genesi 19, 10). 
Come si può spiegare che un uomo, Giacobbe, abbia potuto affrontare ed atterrare in lotta un angelo se questi veramente possedeva qualità soprannaturali? (Genesi 32, 24). 
E perché, quando gli angeli si apprestarono a decimare gli abitanti di Gerusalemme, usarono, come chiaramente dice la Bibbia, armi di distruzione e non solo la potenza Divina? 
« Ed ecco sei uomini venivano per la via della porta superiore prospiciente il settentrione; ciascuno stringeva in pugno un'arma di distruzione, e in mezzo a loro un personaggio in veste di lino con un calamaio da scriba assicurato ai fianchi, ed entrarono e si fermarono presso l'altare di bronzo » (Ezechiele 9, 2). 

sabato 26 aprile 2014

Stele di Nora - IX e VIII a.C


La più antica attestazione storica del nome "Sardegna" si trova nella famosa Stele di Nora, una stele in pietra, risalente al IX-VIII secolo a.C , ritrovata a Nora, appunto, nella quale compaiono i 4 caratteri fenici che riportano il nome dell' isola, in caratteri Greco/latini : 

 SRDN

Curioso di vedere l'antico nome scritto nella stele, qualche tempo fa sono andato a vedermi alcuni lavori dello studioso Salvatore Dedola (che ringrazio per la disponibilità e le informazioni), trovando sul suo sito utilissime e precise informazioni, nonché fotografie della Stele stessa, questo mi ha permesso di identificare i caratteri incisi sulla stele, anche grazie all'utilizzo di una tavola di corrispondenze tra l'alfabeto greco e quello fenicio e di quest'altra tavola, e di evidenziarli, in rosso, nella foto seguente.




Ed ecco finalmente comparire questa straordinaria traccia storica!
Per essere precisi, la parola va letta da destra verso sinistra, secondo il modo di scrivere dei Fenici.

Curiosità: la Stele fu ritrovata, per caso, incastonata in un muretto a secco a Pula, la cittadina sorta accanto all'antica città di Nora.

Lo studioso antropologico Dedola propone la seguente traduzione:
« BT RŠ Š NGR Š H' BŠRDN ŠLM H' ŠLM SB' (*) MLKTNBN Š BN NGR LPNY
"[Questo è] il tempio principale di Nora che lui [il dedicante] in Sardegna ha visitato in segno di pace [o: per compiere un voto sacrificale, un olocausto]. Chi augura pace (o: visita in segno di pace) è S,b' figlio di Milkaton, che edificò Nora davanti all'isola [di Capo Pula]." »

sabato 5 aprile 2014

Quante lune ci sono nel sistema solare ?


Le lune più grandi del sistema solare, cioè quelle che superano i 3000 chilometri di diametro, sono la Luna che orbita attorno alla Terra, i satelliti galileiani Io, Europa, Ganimede e Callisto in orbita attorno a Giove, la luna di Saturno Titano e la luna di Nettuno Tritone. Alcune di queste lune sono più grandi dei pianeti più piccoli come Mercurio e Plutone.

La seguente tabella classifica le lune del Sistema Solare. 

Buon WeekenD ! 

venerdì 4 aprile 2014

Noi "Terrestri" e l' importanza della Luna


Vi siete mai domandati cosa succederebbe se la Terra  non avesse la Luna ? Quali sarebbero le conseguenze per il nostro pianeta? Proviamo allora ad immaginare di "togliere" la Luna e vedere cosa potrebbe accadere. Prima di tutto bisogna dire che se non ci fosse stata la Luna quasi certamente il nostro pianeta non sarebbe quello di oggi e la stessa vita non avrebbe seguito una evoluzione tale da far sviluppare gli esseri viventi. Tutto sommato possiamo dire che tra tutti i pianeti rocciosi la Terra è stata abbastanza fortunata ad avere avuto un proprio satellite naturale, se si fa eccezione per Marte  i cui due satelliti, Phobos e Deimos, si possono considerare veri e propri asteroidi  catturati dalla sua attrazione gravitazionale.
Se diamo uno sguardo d'insieme al sistema Terra-Luna, notiamo subito che la Luna ha avuto un ruolo importante per la stabilizzazione dell'asse di rotazione terrestre. Ad esempio il pianeta rosso è stato soggetto, nel corso della sua evoluzione, ad un periodo di instabilità durante il quale la direzione del suo asse di rotazione ha subito una continua oscillazione, forse dovuta all'influenza gravitazionale dei pianeti vicini, Terra e Giove . Una conseguenza di ciò potrebbe un giorno portare i ghiacci, oggi presenti nelle calotte polari, verso le zone equatoriali. Nel nostro caso, la Luna ha, per così dire, aiutato il nostro pianeta a stabilizzare l'asse di rotazione che rimane comunque con la stessa inclinazione rispetto al piano orbitale. Questo permette, ad esempio, l'alternarsi delle stagioni per cui sulla Terra i cambiamenti climatici sono stati meno drammatici nel corso della storia. Inoltre, senza la Luna, la Terra avrebbe ruotato attorno al proprio asse molto più rapidamente. Assumendo che, inizialmente, il periodo di rotazione della Terra era di circa 6 ore, si calcola che senza la presenza della Luna la sola influenza gravitazionale del Sole , che si trova ad una distanza di circa 150 milioni di chilometri, avrebbe fatto allungare il periodo di rotazione di circa 4 ore, portandolo quindi a circa 10 ore. Quali le conseguenze di questa rapida rotazione dell'asse? Prima di tutto il ciclo giorno/notte, con le relative escursioni di temperatura dal caldo al freddo, sarebbe stato molto breve, determinando la formazione di temporali durante il giorno; poi la formazione di una atmosfera molto spessa avrebbe creato enormi pressioni sulla superficie, dell'ordine di 100 atmosfere, determinando uneffetto serra così elevato da creare temperature dell'ordine di 1000 gradi, così come avviene su Venere .
Un altro effetto, a tutti noi noto, è quello delle maree causate maggiormente dall'attrazione gravitazionale dovuta alla Luna. Ancora una volta, senza la presenza della Luna avremmo avuto effetti di marea meno accentuati con variazioni di livelli di acqua di pochi metri e con una diversa distribuzione del livello degli oceani sulla superficie terrestre. Attualmente si osserva una specie di distorsione del livello delle acque lungo l'equatore perciò nel caso in cui non ci fosse la Luna gran parte delle acque degli oceani si riverserebbero verso i poli. Ma anche lacrosta terrestre ne viene influenzata. Infatti, le forze di marea dovute all'attrazione lunare causano un processo di riscaldamento e di dissipazione di energia. Parte di questa energia serve a riscaldare il pianeta e parte di essa permette alla Luna di allontanarsi dalla Terra nel corso del tempo. Infine, si ritiene che l'esistenza delle cosiddette "pozze mareali", grazie al processo di rimescolamento di acque, sali e minerali, sia stata un elemento determinante per la nascita e lo sviluppo della vita nel corso della storia evolutiva del nostro pianeta.
Quale sarà l'evoluzione del sistema Terra-Luna? Le misure effettuate mediante i raggi laser che colpiscono gli specchi lasciati dagli astronauti sulla superficie lunare ci dicono di fatto che il nostro satellite naturale si allontana di circa 4 centimetri all'anno. Il sistema Terra-Luna si dice "fisicamente legato" e ciò implica che se la Luna si sta allontanando, la Terra deve rallentare il moto di rotazione attorno al proprio asse, una conseguenza del principio di conservazione dell'energia totale del sistema. Ma questo vorrà dire che la durata del giorno sarà sempre più lunga e la Luna apparirà sempre più piccola nel cielo. Tra circa 2 miliardi di anni la Luna sarà lontana abbastanza che la sua attrazione gravitazionale sarà talmente debole che l'asse di rotazione terrestre comincerà a diventare instabile. Comunque sia, essa ci accompagnerà ancora per molto tempo e continuerà ad essere fonte e ispirazione di romanticismo e di misteri mentre il suo destino la vedrà sempre di più allontanarsi dalla Terra.   

venerdì 21 marzo 2014

SIGNIFICATO DELL'EQUINOZIO DI PRIMAVERA



L’equinozio di Primavera, festa di Oestara, Alban Eiler (“Luce della Terra”), veniva festeggiato il 21 di Marzo, momento in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio. Ricordiamo che la parola equinozio deriva dal latino “equus nox”, ovvero “uguale notte”.

E’ il momento in cui la Natura tutta reca un messaggio di rinnovamento e di risveglio, dopo le lunghe notti invernali. Rappresenta quindi, una sorta di capodanno. Ricordiamo anche che nella Roma antica, l’anno aveva inizio proprio nel mese di marzo, dedicato a Marte, padre dei gemelli fondatori della città.
L’Equinozio di primavera celebra il ritorno della primavera e della vita, l’ascesa della Dea dagli Inferi.
E’ una festa che celebra la fertilità della terra ed ha un particolare valore soprattutto nel paganesimo dell’area mediterranea dove già all’equinozio il ritorno della bella stagione e il rinnovarsi della natura è evidente. .

L’Equinozio di Primavera segna proprio il momento dell’unione in un simbolismo cosmico, legato al risveglio della Natura; a ciò si ricollega il tema del matrimonio fra una divinità maschile, appartenente alla sfera solare, ed una femminile, legata alla Terra o alla luna. Il Dio Sole si accoppia, infatti, con la Giovane Dea Terra.
In questo giorno venivano accesi dei fuochi rituali sulle colline e, secondo la tradizione, più a lungo rimanevano accesi, più fruttifera sarebbe stata la terra. In questo girono venivano, solitamente irrigati i campi, mentre i Druidi, sfruttando la corrispondenza perfetta tra ore solari e ore notturne, celebravano i loro Riti.

l’Equinozio di Primavera è il momento della rinascita, dei nuovi progetti, è il momento in cui è possibile realizzare quei sogni che sono nati nel periodo freddo. E’ il momento adatto per aprirsi ai sentimenti e viverli nella loro totalità.

Rinascere con la Natura e fondersi con la Madre Terra, celebrarla e gioire della Vita che sboccia e si manifesta in tutte le sue forme. Ora il giorno e la notte sono perfettamente in equilibrio ed uguali in lunghezza, e la forza del sole sta crescendo. Nella ruota dell’anno, segue il solstizio d’estate ( 21 giugno), allorchè il sole raggiungerà il suo zenith per poi tornare ad accorciarsi

La Grande Ruota gira senza sosta...... Tuttavia, questo è un giorno molto importante, un giorno in cui dovremmo essere allegri, dato che celebra il calore e la forza guaritrice del sole, il rinverdimento della terra e la nascita di nuova vita in primavera. Come per il raccolto del 21 settembre, questo è il festival dell’ equilibrio – in cui ci riuniamo per celebrare l’equilibrio e l’armonia nell’universo. Come per gli altri festival stagionali antichi, questo giorno è stato in parte assorbito dalla chiesa cristiana ed associato a due giorni santi cristiani. Il primo è la festività dell’annunciazione della Vergine benedetta Maria, che cade il 25 marzo. Il secondo, naturalmente, è la Pasqua. La parola “Pasqua” ha la sua origine nel nome della Dea germanica antica della fertilità e della Primavera, Eostre, Oestara o Ostara,

Il giorno di festa dedicato ad Ostara era lunare piuttosto che solare e tradizionalmente è stato celebrato dagli antichi sulla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Al contrario, il giorno santo cristiano di Pasqua è celebrato la prima domenica che segue l’equinozio di Primavera. Per porre una distanza di sicurezza tra il giorno della signora del Giorno e Eostre, la chiesa ha stipulato che se la domenica di Pasqua effettivamente cade in luna piena, (Pasqua) sara’ celebrata la seguente domenica.

l'Equinozio è il giorno in cui la Wicca commemora la discesa della giovane Dea nel mondo sotterraneo e il suo ritorno trionfante alla superficie della terra, portando con sé i doni della luce, del calore e della fertilità per tutta l’umanità, e cio’ fa pensare alle Dee Persephone, Kore, Blodeuwedd, Eostre, Aphrodite, Athena, Cybele, Gaia, Hera, Iside, Ishtar, Minerva e Venere.
E’ inoltre la stagione del giovane dio che fa pensare ad Herne il cacciatore, il pettirosso del bosco, l’uomo verde, Cernunno, il signore della natura, Dagda, Attis, Tammuz, il dio cornuto, Mithras, Odino, Thoth, Osiride.

Il motivo del sacrificio e della rinascita hanno un significato profondo per i cristiani che commemorano la crocifissione, morte e resurrezione di Cristo con la Pasqua. Qualunque sia la nostra credenza, questo è un periodo in cui celebriamo il trionfo della luce sul buio e sulla morte. La signora del Giorno è (o deve essere) un momento di pulizia e di rinnovamento, un momento per aprire le finestre e lasciare che il vento attraversi la nostra casa (anche quella interiore), ripulendola delle influenze prolungate dell’inverno. E’ inoltre il momento per la pulizia ed il rinnovamento della propria psiche e per portare equilibrio nella propria vita.
Da un punto di vista del significato esoterico di questo giorno, con l’Equinozio di Primavera, l’Anno Magico mette per la prima volta l’Io di fronte al non-Io, all’Altro. Il percorso del Sole attraverso lo Zodiaco, che si rispecchia nella successione delle stagioni, è la grande lancetta che va di concerto con la crescita spirituale dell’Iniziato che segue l’Anno Magico.
L’Equinozio di Primavera è l’inizio dello Zodiaco, ciò ci indica che anche nella crescita spirituale dell’Iniziato (con Iniziato si intende sempre genericamente chi segue l’Anno Magico, tanto che sia esso in realtà un neofita o un maestro o altro grado qualsiasi) dovremmo assistere ad un nuovo inizio. Così è infatti.
A livello spirituale inizia un lavoro sotterraneo di preparazione che porta alla grande Purificazione , il cui scopo elettivo è di rimuovere gli angoli taglienti del dolore inconscio legato ai ricordi, opera di purificazione che si approfondisce ad ogni Anno e che permette di liberarsi degli schemi di comportamento sbagliati e di ricostruirne dei nuovi.

Questa fase è caratterizzata da una crescente acquisizione di baldanza, di desiderio di sperimentare nuove vie, di rinnovata voglia di vivere, ed è proprio a questo punto, quando si assiste all’esplosione delle forze della Primavera, che lo Zodiaco ci pone il primo impatto con il non-Io, con “l’altro” che non deve più restare l’antagonista dell’Io.
Chi è felice con se stesso per un nuovo progetto che sta per cominciare vive un momento di grande ottimismo e di positività e tende a trasmettere questa positività anche al prossimo, chiunque esso sia: conoscente, amico, cliente o persona incontrata per caso. La liberazione dal dolore inconscio ha ridotto gli schemi di chiusura, di eccessiva difesa, di mancanza di socialità e permette di stringere legami più profondi con gli altri e di essere più disponibili, fino ad avere percezioni extrasensoriali sui fatti che li riguardano.
Nello specifico del Festival dell’Equinozio questo aprirsi agli altri passa, se vogliamo, per la porta più facile, perché è quella dell’amore. Si tratta comunque di una porta facile solo all’apparenza perché la necessità di dover accettare e di farsi accettare da un’altra persona è un passo non piccolo.
In ciò si deve leggere una chiara indicazione che il singolo individuo, la persona, per continuare a crescere deve confrontarsi con gli altri e in, modo concreto, come primo passo deve accettare e ricambiare l’amore di un altro essere umano.

L’Asse Equinoziale è fortemente carico di pianeti sessuali (Marte, e Plutone dal lato dell’Ariete, Venere e Proserpina dal lato della Bilancia) che ci indicano che il primo ridimensionamento del Sole-Egoità nei confronti di Saturno-Altri è comunque molto spronato dagli istinti sessuali ed è solo in parte una rinuncia al proprio egoismo e, in soggetti involuti, rischia di non riuscire ad emergere mai dalla sfera dell’egoismo. Ciò spiega la facilità con cui oggi avvengono le separazioni, proprio perché, da entrambe le parti, nessuno è mai veramente uscito da una visione egoistica ed egocentrica e al primo serio problema non sa vedere la cosa da altri punti vista, se non dal suo.
L’Equinozio viene a rappresentare dunque un punto cardinale nell’evoluzione di una persona, da un lato è la rinuncia necessaria e drammatica dell’Io alla propria unicità, dall’altro è l’inizio di ciò che gli antichi chiamavano “Ingresso dell’Albero” (Arbor Intrat), e che oggi molti chiamano “consapevolezza” o, all’orientale, “non-dualità” (Brahman è tutto, e “tu sei quello”, cioè sei Brahman come ogni altro individuo, non c’è separazione).

Un vero cammino spirituale è sempre fonte di accresciuta felicità e l’individuo che accresce la propria consapevolezza attraverso il Festival di Oestara, oltre alle azioni specifiche riportate nelle pagine centrali, ottiene due grandi benefici personali:
1. La propria intima soddisfazione.
2. La nascita di maggiore veggenza verso se stesso e gli altri.
Si sviluppa cioè la percezione degli eventi che capiteranno a se stessi e agli altri. Nei confronti degli altri si colgono proprio gli eventi mentre per se stessi si colgono più delle suggestioni che inducono a prendere scelte precise e a scansarne altre.

venerdì 14 marzo 2014

Come si stabilisce la data della Pasqua ?



Finalmente sta per arrivare. Di cosa parliamo? Della festività della Pasqua cristiana, naturalmente, che quest'anno capiterà il 20 aprile, molto tardi rispetto al solito periodo cui generalmente siamo abituati a festeggiarla.La ragione, se vogliamo, è piuttosto semplice: la Pasqua cristiana è una festività cosiddetta mobile, ossia la sua data di celebrazione non è fissa ma cambia secondo certi criteri, che furono stabiliti nel 325, nel corso del  Primo Concilio di Nicea, che svincolò così la Pasqua cristiana da quella ebraica.La data della Pasqua cristiana viene stabilita di anno in anno fissando questa festività nella domenica subito successiva al primo giorno di plenilunio (luna piena) che può verificarsi a partire dal giorno dell'equinozio di primavera. Uno scioglilingua complicato? Niente affatto, basta andare con ordine! 
Il primo riferimento stabile di cui bisogna tenere conto è il giorno dell'equinozio di primavera, che cade sempre il 21 marzo di ogni anno. A partire da questa data, il primo giorno in cui c'è la luna piena rappresenta il vero riferimento mobile per la data della Pasqua, che cadrà nella prima domenica che viene subito dopo tale plenilunio. Dunque, entro quale intervallo di tempo può cadere la festività della Pasqua? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo innanzitutto sapere necessariamente quanto tempo intercorre tra due pleniluni successivi, e tale intervallo corrisponde a circa 29 giorni, ossia la durata approssimata del mese lunare.Quale può essere la prima data utile per la Pasqua?Sicuramente non il 21 marzo, perché in tal caso il 21 dovrebbe essere la domenica successiva (indichiamola con intesa come quantità di giorni dopo il plenilunio; quindi 0 < d < 8) al giorno di plenilunio (chiamiamolo p), che però deve verificarsi a partire dal 21 stesso, per cui sarebbe in contraddizione con l'ipotesi fatta. Infatti, per avere p + d = p (cioè plenilunio e Pasqua coincidenti), d dovrebbe essere pari a 0, ma questo è impossibile secondo le convenzioni del Concilio di Nicea.


Il primo giorno utile può essere quindi un giorno non anteriore al 22 marzoSe infatti il 21 è un sabato e si verifica un plenilunio, allora il giorno immediatamente successivo è la domenica successiva al giorno di plenilunio; dunque è Pasqua. Se Pasqua cade il 22 marzo, allora vuol dire che la festa è capitata davvero presto!Cosa succede però se il plenilunio capita il 20 marzo? Bisognerà ovviamente aspettare il "turno" successivo, in quanto la luna impiega circa 29 giorni per ritrovarsi nella stessa fase, per cui il plenilunio successivo capiterà 29 giorni dopo, ossia il 18 aprile. Siccome la Pasqua deve essere celebrata nella domenica successiva al giorno di plenilunio, se il 18 aprile è un sabato, il 19 aprile sarà Pasqua; se il 18 è domenica, bisognerà attendere altri 7 giorni, per cui il termine ultimo per la celebrazione della Pasqua cristiana è il 25 aprile.Quest'anno ci siamo andati molto vicini...

giovedì 13 marzo 2014

Concilio di Nicea (325 dC) – Origini del Cristianesimo


Non è possibile comprendere la storia del cristianesimo se non si comprende il significato, la portata 
storica del Concilio di Nicea. 

Perché si tenne il Concilio di Nicea ?
La situazione politica dell’impero e le mire egemoniche dell’imperatore Costantino, di creare un 
solo impero con una sola religione rischiavano di naufragare a causa delle troppe divisioni 
teologiche all’interno del mondo cristiano. Il cristianesimo aveva avuto ormai il sopravvento sulla 
religione pagana dell’Impero nonostante le persecuzioni. Costantino fu molto lungimirante nel 
comprenderlo e nell’anticipare le sue mosse. Ma si rendeva necessario uniformare teologicamente il 
mondo cristiano e in questo si sbagliava. Il cristianesimo di allora era una religione fondata sulla 
libertà, le varie correnti di pensiero potevano dividerla sul piano teologico, ma questo non costituiva 
un motivo, per nessuna delle sue correnti, di venire relegato dentro angusti confini ideologici e 
sociali: coloro che avevano lottato per la fede fino al martirio non sarebbero stati disposti, pur di 
compiacere qualcuno, a modificare i propri ideali di libertà. 

Si indice un concilio. 
Lo scopo dichiarato fu quello di rimuovere le divergenze teologiche nel seno del cristianesimo, 
divergenze che creavano delle fazioni, soprattutto quelle riguardanti l’aspetto della doppia natura di 
Gesù Cristo. Costantino, però, aveva ben altro in agenda e questo i cosiddetti “padri conciliari” lo 
avrebbero scoperto troppo tardi. 

Chi indice il Concilio di Nicea? 
Fu indubbiamente Costantino. Egli invitò 1.800 vescovi di cui 1000 dell’area Orientale e 800 di 
quella Occidentale. 
Perché fu Costantino a volere questo concilio? La situazione, come già accennato, non era tale, 
sotto l’aspetto teologico, da ritenere che qualcuno o qualche chiesa particolare godesse di un 
prestigio e di un’autorità sufficiente per poter proporre un’adunanza generale per dirimere certe 
questioni. Ciò che mancava infatti era un organo giuridico “super partes” e rappresentativo delle 
varie anime del cristianesimo, sufficientemente autorevole da essere riconosciuto dalle comunità 
cristiane delle diverse aree geografiche. Le divisioni teologiche persistevano, ma mancavano gli 
strumenti per potersi fermare a fare “il punto della situazione”. Il cristianesimo continuava a 
diffondersi rapidamente perché, di fatto, ognuno riteneva più importante la predicazione del 
Kerigma, del “fatto storico” riguardo a Gesù e al suo messaggio, della speculazione teologica e/o 
dottrinale. Una cosa forse poco comprensibile ai nostri tempi, tempi in cui le divisioni 
denominazionali sono soprattutto di natura teologica. 
Ma per Costantino, e per la sua politica, questa situazione costituiva un problema, giacché fu lui 
stesso a indire un Concilio, invitando 1.800 vescovi da tutti i territori del suo impero. 
Probabilmente, rimase sorpreso e forse anche contrariato dal fatto che soltanto in 250/300 (il 
numero è incerto) accettarono il suo invito. Un fatto, questo, che merita un po’ di riflessione. 

Perché soltanto una minoranza di vescovi dell’impero accettò l’invito dell’imperatore? ccorre dire che c’è chi afferma che fossero più di 300 e finì per affermarsi il numero di 318 
vescovi, ma “a posteriori”, e perché alcuni videro nel numero 318 alcuni curiosi simboli sui quali 
non ci soffermeremo. 
Eppure i vescovi viaggiavano a spese dell’impero, con vitto e alloggio sempre a carico dello Stato, 
accolti e serviti come principi, con tutti i riguardi. Costantino ci teneva a “fare colpo” e ci riuscì, 
almeno in parte, su coloro presero parte all’assemblea conciliare. Le sessioni del concilio si tennero 
in un’aula sontuosissima al punto da far ritenere ad alcuni convenuti di trovarsi nell’anticamera del 
Paradiso. 

La maggioranza degli invitati declinò l’invito e questo dato è significativo. Si può ritenere con un 
sobrio realismo che la maggioranza dei vescovi aveva fiutato un possibile tranello da parte di 
Costantino e i fatti dettero loro ragione, come vedremo. 
E’ possibile immaginare i sentimenti di stupore derivanti dalla vista di tanto sfarzo da parte di chi 
aveva conosciuto la persecuzione da parte dell’impero ed ora si vedeva circondato di onori e di 
fasto oltre che, in prospettiva, di possibilità di guadagnarsi un posto di rilievo nella società e nella 
propria chiesa. 

Le decisioni del Concilio di Nicea. 
1.Su proposta di Eusebio di Cesarea si arrivò a una dichiarazione di fede, che ricevette il nome di 
Simbolo niceno o credo niceno. Il simbolo, che rappresenta ancora oggi un punto centrale delle 
celebrazioni cristiane, stabilì esplicitamente la dottrina dell'homooùsion, cioè della consustanzialità 
del Padre e del Figlio: nega che il Figlio sia creato (genitum, non factum), e che la sua esistenza sia 
posteriore al Padre (ante omnia saecula). In questo modo, l'arianesimo viene negato in tutti i suoi 
aspetti. Inoltre, viene ribadita l'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, in contrasto alle 
dottrine gnostiche che arrivavano a negare la crocifissione. 
2.Venne dichiarata ufficialmente la nascita virginale di Gesù, definita nel simbolo niceno: Gesù 
nacque da Maria Vergine. In realtà la nascita verginale di Gesù era già affermata nel vangelo di 
Matteo, pertanto nel simbolo niceno essa venne solo ribadita. 
3. fu condannata come eretica la dottrina cristologica elaborata da Ario (arianesimo), che sosteneva 
che Gesù non avesse natura divina come il Padre. 

Altre decisioni erano di carattere non solo dottrinale ma anche disciplinare, e riguardavano la 
posizione da tenere rispetto agli eretici e a coloro che avevano rinnegato il cristianesimo, e cioè: 
1. furono dichiarate eretiche le dottrine del vescovo Melezio di Licopoli. 
2. furono stabilite delle regole sul battesimo degli eretici. 
3. si presero delle decisioni su coloro che avevano rinnegato il cristianesimo durante la 
persecuzione di Licinio, cioè i cosiddetti lapsi. 

L'imperatore fece trasmettere le decisioni del concilio a tutti i vescovi cristiani esortandoli ad 
accettarle, sotto la minaccia dell'esilio. 

Alla fine del concilio vennero stabiliti i seguenti canoni (cioè, "regole"): 
1. proibizione dell'auto-castrazione; (vedi Origene) 
2. definizione di un termine minimo per la ammissione dei neo-catecumeni nella Chiesa; 
3. proibizione della presenza di donne nella casa di un chierico (le cosiddette virgines (o mulieres) 
4. ordinazione di un vescovo in presenza di almeno tre vescovi della provincia, subordinata alla 
conferma da parte del vescovo metropolita; 
5. sugli scomunicati, e sull'obbligo di tenere almeno due sinodi all'anno in ciascuna provincia; 
6. preminenza dei Vescovi di Roma e Alessandria; 
7. riconoscimento di particolare onore per il vescovo di Gerusalemme; 
8. riconoscimento dei Novaziani; –14. provvedimento di clemenza verso coloro che hanno rinnegato il Cristianesimo durante la 
persecuzione di Licinio; 
1516. proibizione di trasferimento di presbiteri e vescovi dalle loro città; 
17. proibizione dell'usura fra i chierici; 
18. precedenza di vescovi e presbiteri sui diaconi nel ricevere l'Eucaristia; 
19. dichiarazione dell'invalidità del battesimo ordinato da Paolo di Samosata (vedi eresia 
adozionista); dichiarazione che le donne diacono sono da considerarsi come i laici; 
20. proibizione di inginocchiarsi durante la liturgia della domenica e nei giorni pasquali, fino alla 
Pentecoste. 
Altre decisioni riguardavano la celebrazione di ricorrenze festive come la Pasqua e il giorno di festa 
settimanale, il “dies solis”, ovvero, la Domenica in sostituzione del Sabato ebraico-cristiano. 

Il 25 luglio 325 il Concilio si concluse e i Padri convenuti celebrarono il ventesimo anniversario di 
regno dell'imperatore. Nel suo discorso conclusivo, Costantino confermò la sua preoccupazione per 
le controversie cristologiche e sottolineò la sua volontà che la Chiesa vivesse in armonia e pace. In 
una lettera fatta circolare nella prima festa della Pasqua, annunciò la raggiunta unità di fatto 
dell'intera Chiesa. 

Gli effetti del Concilio di Nicea: Inizio del cesaropapismo. 
Gli effetti del concilio di Nicea furono significativi. Per la prima volta, rappresentanti di molte 
chiese dell’impero furono concordi su un tema di dottrina, pena esilio. 
Sempre per la prima volta, l'Imperatore (che non era ancora cristiano) svolse un ruolo attivo, 
convocando insieme i vescovi sotto la sua autorità e usando il potere dello Stato per dar seguito alle 
disposizioni conciliari (compreso il rendere esecutive le condanne all'esilio e simili). Questo fu 
l'inizio del cosiddetto cesaropapismo: un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai 
nostri giorni ad essere oggetto di dibattito. Ma il concilio non risolse del tutto i problemi per cui era 
stato convocato. 
Le osservazioni che fa Edward Gibbon del Concilio nella sua monumentale opera Decline and Fall 
of the Roman Empire, dove evidenzia le necessità politiche di mantenimento dell'unità dell'Impero, 
che spinsero Costantino a convocare il concilio: «(...) la dottrina nicena fu ratificata da Costantino, 
e quando l'imperatore affermò risolutamente che chiunque si fosse opposto al giudizio divino del 
concilio avrebbe dovuto prepararsi a prendere immediatamente la via dell'esilio, tacquero i 
mormorii di protesta di una fiacca opposizione, che da diciassette vescovi si ridusse quasi 
istantaneamente a due.» 

Gli effetti del Concilio di Nicea a breve e a lungo termine. 
Il principio del cesaropapismo era ormai passato e bene o male i cosiddetti “padri conciliari” 
dovettero farsene una ragione: la chiesa non era più libera, l’imperatore ne aveva il pieno 
controllo e le decisioni prese diventavano indiscutibili. I vescovi, coscienti o meno, consezienti o 
meno, erano diventati ormai dei funzionari dello stato cosa che comportava dei privilegi, ma che 
riduceva il loro ruolo a dei miseri servi del potere imperiale e non di quel Gesù Cristo che di fatto 
avevano abbandonato per passare sotto il nuovo padrone. 
“La definitiva decisione politico-ecclesiastica nel conflitto ariano venne presa dall'imperatore 
Teodosio il Grande (379-395), che era un occidentale e un niceno convinto. Nel suo editto sulla 
religione "Cunctos populos" ("Tutti i popoli") in verità non si trovavano, in generale, misure 
giuridiche contro ebrei e pagani, in quanto esso ha di mira gli ariani. Soltanto verso la fine del suo 
periodo di governo, nel 392, egli emanò il "divieto generale, non più revocato, di tutti i culti e riti 
sacrificali pagani e cominciò la pena di "laesae maiestatis" per i trasgressori". In questo modo egli 
rese di fatto il cristianesimo religione di Stato, la chiesa cattolica chiesa di Stato e l'eresia 
crimine contro lo Stato. Quanto breve può essere anche la memoria della chiesa: non sono occorsi 
cent'anni per trasformare la chiesa perseguitata in una chiesa persecutrice! Ora il nemico della hiesa è anche il nemico dell'impero e viene punito in maniera adeguata. Nel 385 il predicatore 
laico spagnolo Priscilliano un asceta fanatico, viene giustiziato a Treviri per eresia insieme a sei 
compagni -un brutto segno per i futuri secoli cristiani. Per la prima volta i cristiani uccidono altri 
cristiani per divergenze di fede. Nonostante le proteste di diverse parti ci si sarebbe abituati presto a 
ciò. Già Leone Magno espresse soddisfazione per questo modo di procedere. Anzi, la chiesa 
incominciò a condividere, e addirittura a inasprire con continue distruzioni di templi, le misure 
coercitive dello Stato contro ariani e pagani. Anche alcuni vescovi (eminenti come Giovanni 
Crisostomo) furono attivi in questo senso. La cristianizzazione della vita pubblica venne perseguita 
con coerenza: ora il senato romano abiurava solennemente l'antica fede. Graziano, correggente di 
Teodosio durante i primi anni, abolì il titolo del sommo sacerdote romano "Pontifex Maximus", così 
che esso, a partire dal V° secolo, potrà venire rivendicato, senza tante difficoltà, dal vescovo di 
Roma. . (vedi Hans Kung, “Cristianesimo”). Calarono allora le prime ombre dell’oscuro Medioevo. 

Superfluo aggiungere che prima di questo, a iniziare da Costantino, la chiesa corrotta dal connubio 
con l'Impero, assumeva gradualmente per intero l'organizzazione dello Stato, un'organizzazione così 
efficiente che si mantenne nei secoli e che regge ancora egregiamente, con l'unica pecca di non 
essere di provenienza apostolica ma, più terra-terra, Romana! 

Sul modo in cui andavano le cose la dice lunga l’esperienza di Atanasio le cui tesi vennero 
acclamate al Concilio di Nicea, ma in seguito condannate. Egli venne di volta in volta esiliato (una 
volta per tre anni!) e riabilitato sempre su ordine imperiale e a seconda delle decisioni conciliari. 

Ora certi apologisti e revisionisti del mondo cattolico fanno salti mortali per riscrivere tutto questo 
per far apparire una chiesa pura, quella cattolica, con un sistema dottrinale definito, con un Canone 
del Nuovo Testamento già quasi bello e confezionato, addirittura con un'autorità dipendente, per 
"successione apostolica" da Cristo stesso, fin dai tempi apostolici! 
Tutto questo sarebbe vero solo se Costantino (o Teodosio) si fosse chiamato Gesù Cristo. In realtà 
l’autorità della chiesa era subordinata a quella dell’impero. In un famoso affresco della Basilica di 
S. Silvestro, a Roma, Costantino consegna a papa Silvestro il potere sulla chiesa; ma , leggende e 
falsi storici a parte, è Costantino che detiene il potere sulla chiesa, che ne dispone in senso assoluto, 
e lo stesso sarà per i suoi successori ed oltre. La chiesa è quindi sotto il dominio dell’impero con 
libertà vigilata. La chiesa cattolica, nata da quel fatto storico, ha un bel vantarsi sulla sua presunta 
origine da Cristo e/o da Pietro apostolo per successione apostolica! La verità è meno nobile di 
quello che essa vorrebbe far credere, e tutto ciò che essa vanta, i suoi presunti primati e privilegi, 
sono un’eredità di quell’antico compromesso con l’impero, la sua vantata autorità è figlia di quel 
connubio. 

Conclusione. 
Una minoranza, forse nemmeno 300 dei 1.800 dei vescovi dell’impero, dunque, decise le sorti della 
chiesa. E pochi sono quelli che hanno speso una parola sulla legalità di questo fatto storico. 
La nascita della chiesa cattolica, i revisionisti della quale si danno molto da fare per produrre prove 
per dimostrare l’indimostrabile, cioè che essa risale al tempo apostolico, inizia così con il Concilio 
di Nicea. Essa divenne “chiesa di Stato” con l’imperatore Teodosio. Quella libertà di culto, così 
dolorosamente ottenuta, altrettanto dolorosamente cominciò, da allora, ad essere negata agli altri. 
Seguirono molto presto le persecuzioni dei pagani, quelle degli Ebrei e quelle più orribili e di 
inaudita durata e crudeltà dei cosiddetti “eretici”, cioè di quei cristiani che intendevano vivere in 
pace e adorare Dio secondo coscienza. 
Ti tali eventi che la storia ci tramando non possiamo non considerarci eredi: siamo tutti figli della 
storia ma, si badi bene, non tutti siamo figli di quella chiesa. Chi si sottomette volontariamente 
all’autorità di Cristo rinnega l’autorità della chiesa cattolica, ne rinnega la sua origine pagana, 
imperiale, intollerante e fratricida. Questo nostro sdegno non vuole colpire i nostri fratelli cattolici, uole ammonire soltanto coloro che mascherano di verità la menzogna, che chiamano bene il male e 
male il bene in piena coscienza, portando alla perdizione i semplici e gli ignoranti.