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mercoledì 12 marzo 2014

"Bolla" Papale 1302 - Unam Sanctam Ecclesiam


La Unam Sanctam Ecclesiam, comunemente nota come Unam Sanctam, è una bolla pontificia di papa Bonifacio VIII promulgata il 18 novembre 1302.

Bonifacio VIII è considerato uno degli uomini più corrotti, malvagi e potenti della storia della Chiesa e del mondo, tanto che lo stesso Dante lo mette nei gironi più bassi dell’Inferno. Questa Bolla Papale determina il primo sistema fiduciario ancora valido oggi. Bonifacio VIII, in questa Bolla, afferma che Dio aveva affidato tutti i titoli e le proprietà della Terra al Vaticano.
In pratica e tradotto in altri termini, la Bolla Papale del 1302 usa la metafora del Diritto Marittimo e dell’Ammiragliato (Bibbia) affermando che l’Unam Sanctam Ecclesiam e quindi la Prima e Unica Santa Chiesa è l’Arca di Noè, perché mentre tutto il mondo era sommerso dalle acque, l’unica cosa che si elevava al di sopra era l’Arca.
Quindi tutti gli esseri umani, a partire da quel giorno, certificato dalla Bibbia come Codice di Diritto Nautico, sono dispersi in mare. E il Papa dunque reclama tutta l’autorità, tutta la proprietà, sia spirituale che temporale, fino a quando i “dispersi” torneranno a reclamare i loro diritti.
Cosa che finora, dal 1302, non è mai avvenuta, perché tutte le Nazioni si basano su quel sistema giuridico. Questo Diritto proclamato da Papa Bonifacio VIII si basa per Diritto Divino, ecco perché non possiamo parlare di politica senza parlare di religione o di economia e finanza senza parlare di religione.
Leggi ol testo del documento in versione Originale e tradotto 
Bonifacio VIII, Unam sanctam 
(del 18. 11. 1302) 


Unam sanctam ecclesiam catholicam et ipsam apostolicam urgente fide credere 
cogimur et tenere, nosque hanc firmiter credimus et simpliciter confitemur, extra 
quam nec salus est, nec remissio peccatorum, sponso in Canticis proclamante: 
“Una est columba mea, perfecta mea. Una est matri(s) suæ, electa genetrici suæ;" 
quæ unum corpus mysticum repræsentat, cuius caput Christus Christi vero Deus. In 
qua unus Dominus, una fides, unum baptisma. Una nempe fuit diluvii tempore arca 
Noe, unam ecclesiam præfigurans, quæ in uno cubito consummata unum, Noe 
videlicet, gubernatorem habuit et rectorem, extra quam omnia subsistentia super 
terram legimus fuisse deleta. Hanc autem veneramur et unicam, dicente Domino in 
Propheta: « Erue a framea, Deus, animam meam, et de manu canis unicam meam." 
Pro anima enim, id est pro se ipso, capite simul oravit et corpore, quod corpus 
unicam scilicet ecclesiam nominavit, propter sponsi, fidei, sacramentorum et 
caritatis ecclesiæ unitatem. Hæc est tunica illa Domini inconsutilis , quæ scissa 
non fuit, sed sorte provenit. Igitur ecclesiæ unius et unicæ unum corpus, unum 
caput, non duo capita, quasi monstrum, Christus videlicet et Christi vicarius 
Petrus, Petrique successor, dicente Domino ipsi Petro: « Pasce oves meas." Meas, 
inquit, et generaliter, non singulariter has vel illas: per quod commisisse sibi 
intelligitur universas. 

TRADUZIONE:

Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi 
è una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e 
professiamo con semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori 
di lei  come lo Sposo proclama nel Cantico: “Unica è la mia colomba, la mia 
perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta 
l'unico corpo mistico, il cui capo è Cristo, e il capo di Cristo è Dio, e in esso c´è 
un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè 
al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata costruita da un 
solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi 
leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. 
Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del 
Profeta: “Libera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, 
l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo 
nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a 
causa dell'unità dello Sposo , della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. 
Questa è quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in 
sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste 
come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di 
Pietro, perché il Signore disse a Pietro: “Pasci le mie pecorelle". “Le mie", Egli 
disse, parlando in generale e non in particolare di queste o quelle, dal che si 
capisce, che gliele affidò tutte. 


Sive ergo Græci sive alii se dicant Petro eiusque successoribus non esse 
commissos: fateantur necesse se de ovibus Christi non esse, dicente Domino in 
Ioanne, unum ovile et unicum esse pastorem. In hac eiusque potestate duos esse 
gladios, spiritualem videlicet et temporalem, evangelicis dictis instruimur. Nam 
dicentibus Apostolis: « Ecce gladii duo hic," in ecclesia scilicet, quum apostoli 
loquerentur, non respondit Dominus, nimis esse, sed satis. Certe qui in potestate 
Petri temporalem gladium esse negat, male verbum attendit Domini proferentis . 
“Converte gladium tuum in vaginam." Uterque ergo in potestate ecclesiæ, 
spiritualis scilicet gladius et materialis. Sed is quidem pro ecclesia, ille vero ab 
ecclesia exercendus. Ille sacerdotis, is manu regum et militum, sed ad nutum et 
patientiam sacerdotis. Oportet autem gladium esse sub gladio, et temporalem 
auctoritatem spirituali subiici potestati. Nam quum dicat Apostolus: “Non est 
potestas nisi a Deo; quæ autem sunt, a Deo ordinata sunt," non autem ordinata 
essent, nisi gladius esset sub gladio, et tanquam inferior reduceretur per alium in 
suprema. Nam secundum B. Dionysium lex divinitatis est infima per media in 
suprema reduci. Non ergo secundum ordinem universi omnia æque ac immediate, 
sed infima per media et inferiora per superiora ad ordinem reducuntur. Spiritualem 
autem et dignitate et nobilitate terrenam quamlibet præcellere potestatem, oportet 
tanto clarius nos fateri, quanto spiritualia temporalia antecellunt. Quod etiam ex 
decimarum datione, et benedictione, et sanctificatione, ex ipsius potestatis 
acceptione, ex ipsarum rerum gubernatione claris oculis intuemur. 

TRADUZIONE:

Se quindi i greci o altri dicono di non essere stati affidati a Pietro e ai 
suoi successori, devono per forza confessare di non essere tra le pecorelle di 
Cristo, perché il Signore dice in Giovanni che c'è un solo gregge e un (solo e) 
unico pastore. E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, 
ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: “Rimetti la tua 
spada nel fodero". Quindi a Proprio le parole del vangelo ci insegnano che in questa Chiesa e 
nella sua potestà ci sono due spade, cioè la spirituale e la temporale, perché, 
quando gli Apostoli dissero: “Ecco qui due spade" - che significa nella Chiesa, 
dato che erano gli Apostoli a parlare - il Signore non rispose che erano troppe, 
ma che erano sufficienti. Ambedue sono nel potere della Chiesa, la spada 
spirituale e quella materiale. Però quest'ultima deve essere esercitata in favore 
della Chiesa, l'altra direttamente dalla Chiesa; la prima dal sacerdote, l'altra 
dalle mani dei re e dei soldati, ma agli ordini e sotto il controllo del sacerdote. 
Poi é necessario che una spada sia sotto l'altra e che l'autorità temporale sia 
soggetta a quella spirituale. Perché quando l'Apostolo dice: “Non c'è potere che 
non venga da Dio e quelli che sono, sono disposti da Dio", essi non sarebbero 
disposti se una spada non fosse sottoposta all'altra, e, appunto come inferiore, 
non fosse dall'altra ricondotta a nobilissime imprese. Poiché secondo san Dionigi 
è legge da Dio, che l'inferiore sia ricondotto per l'intermedio al superiore. 
Dunque le cose non sono ricondotte al loro ordine alla pari e immediatamente, 
secondo la legge dell'universo, ma le infime attraverso le intermedie e le inferiori 
attraverso le superiori. Che il potere spirituale supera in dignità e nobiltà tutti 
quelli terreni dobbiamo proclamarlo tanto più apertamente quanto lo spirituale 
eccelle sul temporale. Il che, invero, noi possiamo chiaramente constatare con i 
nostri occhi dal versamento delle decime, dalla benedizione e santificazione, dal 
riconoscimento di tale potere e dall'esercitare il governo sopra le medesime. 


Nam, veritate testante, spiritualis potestas terrenam potestatem instituere habet, et 
iudicare , si bona non fuerit. Sic de ecclesia et ecclesiastica potestate verificatur 
vaticinium Hieremiæ . “Ecce constitui te hodie super gentes et regna" et cetera, 
quæ sequuntur. Ergo, si deviat terrena potestas, iudicabitur a potestate spirituali; 
sed, si deviat spiritualis minor, a suo superiori; si vero suprema, a solo Deo, non 
ab homine poterit iudicari, testante Apostolo: “Spiritualis homo iudicat omnia, 
ipse autem a nemine iudicatur." Est autem hæc auctoritas, et si data sit homini, et 
exerceatur per hominem, non humana, sed potius divina, ore divino Petro data, 
sibique suisque successoribus in ipso, quem confessus fuit petra, firmata, dicente 
Domino ipsi Petro: “Quodcunque ligaveris etc." Quicunque igitur huic potestati a 
Deo sic ordinatæ resistit, Dei ordinatione resistit , nisi duo, sicut Manichæus, 
fingat esse principia, quod falsum et hæreticum iudicamus, quia testante Moyse, 
non in principiis, sed in principio coelum Deus creavit et terram. Porro subesse 
Romano Pontifici omni humanæ creaturæ declaramus, dicimus, diffinimus et 
pronunciamus omnino esse de necessitate salutis. 

TRADUZIONE:

Poiché la Verità attesta che la potestà spirituale ha il compito di istituire 
il potere terreno e, se non si dimostrasse buono, di giudicarlo. Così si avvera la 
profezia di Geremia riguardo la Chiesa e il potere della Chiesa: “Ecco, oggi Io ti 
ho posto sopra le nazioni e sopra i regni" e le altre cose che seguono. Se dunque il 
potere terreno devia, sarà giudicato dall'autorità spirituale; se poi il potere 
spirituale inferiore degenera, sarà giudicato dal suo superiore; ma se è quello 
spirituale supremo, potrà essere giudicato solamente da Dio e non dall'uomo, 
come afferma l'Apostolo: “L'uomo spirituale giudica tutte le cose; ma egli stesso 
non viene giudicato da nessuno." Questa autorità infatti, benché conferita ad un 
uomo ed esercitata da un uomo, non è umana, ma piuttosto divina, attribuita per 
bocca di Dio a Pietro, e resa intangibile per lui e per i suoi successori in colui 
che egli, la pietra, aveva confessato, quando il Signore disse allo stesso Pietro: 
“Qualunque cosa tu legherai ecc." Perciò chiunque si oppone a questo potere 
istituito da Dio, si oppone all'ordine di Dio, a meno che non pretenda come i 
manichei che ci sono due princìpi, il che noi giudichiamo falso ed eretico, perché 
- come dice Mosè - non nei principii, ma nel principio Dio creò il cielo e la terra. 
Di conseguenza noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è 
assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia 
sottomessa al Romano Pontefice. 

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